Knihobot

Elena Loewenthal

    22. leden 1960
    Judentum
    I Narratori: Scene dalla vita di un villaggio
    Lettera agli amici non ebrei
    A bylo jitro
    House on Endless Waters
    Don't Call It Night
    • In the summer of 1989, at Tel-Kedar, a small settlement in the Negev Desert, the long time love affair between Theo, a sixty-year-old civil engineer, and Noa, a much younger school teacher, is slowly disintegrating.

      Don't Call It Night
    • A moving novel about a writer's transformative journey in Amsterdam, where he discovers the truth about his mother's wartime experience - and about himself.

      House on Endless Waters
    • A bylo jitro

      • 232 stránek
      • 9 hodin čtení
      3,8(576)Ohodnotit

      Hrdinou této mimořádné knihy je arabský novinář, který vystudoval izraelské školy. Píše hebrejsky a pracuje jako reportér pro izraelské noviny. Jeho národnost mu umožňuje přístup do arabského prostředí a on pro své noviny přináší pravidelné reportáže o událostech na Západním břehu. Po násilných potyčkách, při nichž izraelská armáda potlačí palestinské demonstrace, však před ním vyvstane otázka osobní identity. Jeho reportáž je kritická a on následně ztrácí své postavení v redakci. Ve snaze řešit existenční problémy se rozhodne odstěhovat se spolu s rodinou zpět do arabské vesnice, z níž pochází. Brzy si však uvědomuje, že arabská společnost, kterou znával, se změnila. Vesnice je plná náboženského fundamentalismu, který je vyhrocený pocity nepřátelství vůči izraelskému státu. Jeho situace se ještě zhorší, když jednoho rána izraelská armáda bez jakékoli zřejmé příčiny vesnici neprodyšně uzavře a odřízne od dodávek potravin, vody, elektřiny i od spojení s okolním světem. V mezních chvílích se pak, podobně jako v Pánu much Williama Goldinga, začínají rozpadat i civilizační pouta a nastupuje barbarství. Hrdina knihy má řadu autobiografických rysů. Sajjid Kašua sám pracoval pro izraelské noviny a televizi a jeho reflexe krize identity, kterou mu přinášelo zaměstnání hebrejsky píšícího arabského novináře, je mimořádná, stejně jako jeho svědectví o komplikovaném a tragickém vztahu mezi Araby a Židy, kritické k oběma stranám.

      A bylo jitro
    • Lettera agli amici non ebrei

      La colpa d'Israele

      • 96 stránek
      • 4 hodiny čtení

      In questi ultimi tempi si è passati dall'antisemitismo distruttivo ad un orgoglio semitico ambiguo. Si è fieri di avere un amico ebreo da sbandierare, ma in fondo soltanto per metterlo con le spalle al muro davanti alle sue e altrui responsabilità. Gli ebrei non possono sottrarsi al proprio destino e pare debbano rendere sempre conto di sé, della propria storia, del senso della Shoah, di ciò che sta avvenendo in Israle e nei territori palestinesi. Elena Loewenthal indaga queste contraddizioni gettando luce sulla complessa e drammatica situazione israelo-palestinese, ma anche con uno sguardo attento alla storia passata e alla teologia.

      Lettera agli amici non ebrei
    • Un uomo capita, quasi per caso, in un pittoresco villaggio d'Israele, Tel Ilan. Tutto sembra immerso in una quiete pastorale, se non fosse che invece in quell'armonia formicolano segreti, fenomeni inquietanti, tresche amorose, eventi di sangue. Tocca al visitatore cercare di svelare l'enigma, o anche soltanto conciliarsi con tutti questi misteri. Come quello di Benni Avni, sindaco del villaggio, che un giorno riceve un biglietto dalla moglie con solo quattro parole: "Non preoccuparti per me". Il marito naturalmente si preoccupa, la cerca in casa, in un rifugio antiaereo in rovina, in una sinagoga vuota, in una scuola - e questo è quanto. Non sapremo mai dov'è finita la moglie di Benni Avni. Né sapremo mai l'identità di quella strana donna, vestita da escursionista, che improvvisamente appare davanti all'agente immobiliare Yossi Sasson. O cosa è successo al nipote della dottoressa Ghili Steiner, che doveva arrivare al villaggio con l'ultimo pullman, ma non si è mai visto. O chi sia lo strambo Wolf Maftzir, che si infiltra nella vita e nella casa di Arieh Zelnik. Qualcosa di terribile è accaduto nel passato dei protagonisti di Tel Ilan. Qualcosa non è stato assorbito dalle loro menti e non è stato preservato nelle loro memorie, eppure esiste da qualche parte, nelle cantine, freme negli oggetti stessi, rivissuto ancora e ancora attraverso il dimenticare, in attesa del momento della rivelazione.

      I Narratori: Scene dalla vita di un villaggio
    • Amore e tenebra sono due delle forze che agiscono in questo libro, un’autobiografia in forma di romanzo, un’opera letteraria complessa che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l’esistenza tragica dei suoi genitori, e una descrizione epica della Gerusalemme di quegli anni, di Tel Aviv che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni trenta, quaranta e cinquanta. La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, scavando in 120 anni di storia familiare una saga di rapporti d’amore e odio verso l’Europa, che vede come protagonisti quattro generazioni di sognatori, studiosi, uomini d’affari falliti e poeti egocentrici, riformatori del mondo, impenitenti donnaioli e pecore nere. Questa vasta galleria di personaggi mette a punto una sorta di "cocktail genetico" da cui nascerà un figlio unico, nutrito di fantasia, che, in un fatale momento di rivelazione avvenuta attraverso un dolore scioccante e atroce, scoprirà di essere un artista, uno scrittore. Amos Oz ci consegna la storia della sua infanzia e dell’adolescenza colma di aspirazioni poetiche, zelo politico e una paura costante di un altro genocidio degli ebrei, questa volta nella stessa Israele, a opera degli arabi, degli inglesi, dell’intero mondo cristiano, dell’intero mondo islamico. Il giovane Amos temeva che il mondo intero stesse tramando per uccidere tutti gli ebrei, bambini compresi, giovani sognatori fanatici compresi, proprio come era lui. "A quell’epoca speravo di diventare un libro una volta adulto," scrive Oz, "non un autore ma un libro… sapevo ovviamente che anche i libri possono bruciare, ma se fossi diventato un libro, avrei avuto almeno la possibilità di sopravvivere in una dimenticata libreria..." Al centro di questo romanzo autobiografico sta il grande tabù di Oz: il suicidio della madre, nel 1952. L’esplorazione dolorosa e coraggiosa di questa tragedia viene condotta con lucidità, nostalgia e rancore, con pietà e travaglio, con schiettezza e un "flusso di coscienza" incredibilmente poetico che, con immediatezza, giunge al cuore del lettore.

      I Narratori: Una storia di amore e di tenebra
    • Terra di profondi contrasti, Israele, anche in letteratura. I racconti qui presentati parlano di sentimenti forti: odio, guerra, sangue e violenza. Eppure non mancano l'amore per le proprie radici, le passioni cocenti, la sensualità.

      Racconti crudeli dei più grandi narratori israeliani