Knihobot

Rosa Matteucci

    Le donne perdonano tutto tranne il silenzio
    Tutta mio padre
    Mutterherz
    • Die Mutter lebt am Rande der Verwahrlosung in ihrem Haus auf dem Land, verschanzt wie in einem Bau, verbittert und misstrauisch bis zur Bösartigkeit. Ihre einzige Tochter Luce, Anfang vierzig, unscheinbar, geschieden und von der Last ihres eigenen, vermeintlich verpfuschten Lebens niedergedrückt, fährt jedes Wochenende zu ihr, von Pflichtgefühl, schlechtem Gewissen und Sorge getrieben, während die Mutter »allwöchentlich wie eine riesige fleischfressende Pflanze in ihrer Höhle auf sie wartet, bereit, sie zu verschlingen.« Seit langem trägt Luce sich mit dem Gedanken, der Mutter eine häusliche Pflege zu organisieren – doch die wehrt sich mit Händen und Füßen. Anlässlich ihres Weihnachtsbesuchs hat die Tochter sich fest vorgenommen, diesmal nicht klein beizugeben. Der Konflikt spitzt sich zu, als sie die Mutter zu einem für die Senioren des Dorfes veranstalteten Gemeinschaftsessen schleppt, auf dem sie sowohl die erträumte Altenpflegerin als auch, ganz plötzlich, den Mann fürs Leben zu finden hofft. Und das Drama nimmt seinen Lauf: in raschen, mal überspitzten, mal melancholischen Momentaufnahmen. Mit stoischer Zielsicherheit, einem auf jeder Seite aufflammenden Sinn für das Groteske und mit abgeklärter Furchtlosigkeit entwickelt Rosa Matteucci eine Geschichte, wie jeder sie zu kennen glaubt und wie sie so noch nicht erzählt wurde. Und ein Moment von Schönheit leuchtet noch in den widersprüchlichsten Facetten einer festgefahrenen Mutter-Tochter-Beziehung auf, zwischen Groll und Schuldgefühlen, Tristesse, Banalität und Güte.

      Mutterherz
    • "Qui non c'è più nessuno." È solo l'inizio di un picaresco e straziante viaggio al termine della notte, a ritroso in un tempo spento e bruciante, alla ricerca dell'impossibile riscatto di una figura paterna speculare e complementare a quella dell'io narrante, che mette in scena con coraggio assoluto il gran teatro di splendori e miserie in una decadenza familiare. È un'Odissea da vertigine nell'Italia in bianco e nero del secolo scorso, smitizzata da una prosa feroce e appassionata, colta e barocca eppur versata alle più impensate contaminazioni fino a farsi stile inconfondibile. Qui Ulisse è un uomo che ha tentato così tante vite da non viverne davvero neppure una, la sua; eppure sa che un giorno la figlia lo renderà davvero un eroe, quale nella realtà mai era stato, nelle pagine di un romanzo destinato a restare, dove il riso più sfrenato suona dal profondo degli abissi della commozione. "Il sacco con le spoglie di mio padre lo caricherò sulle spalle e lo porterò via. Piccola e ostinata come una formica che trasporti la carcassa di un cervo volante. Lo custodirò con cura, mi accaparrerò i suoi resti e la sua memoria."

      Tutta mio padre
    • Sul set di un film che non si farà, un Calvario dove Cristo non muore davvero e quindi non risorge, va in scena la storia dei destini incrociati di due donne, un'attrice giovane non protagonista e una matura giornalista free lance, inconsapevoli interpreti di una sceneggiatura in cerca d'autore e di un lieto fine. In una sola giornata, scopriranno sorte e ragione delle loro sofferenze interiori, dovute come da copione a figure maschili indifferenti e ciniche, secondo le regole inesorabili di una partita a quattro dove più si truccano le carte e meglio ci si avvicina a una vittoria apparente. I nodi e i dolori delle due figure femminili si risolvono nel duello finale, ai piedi di una metaforica croce della Passione, per l'evocazione memorabile di una grottesca e geniale apocalisse, popolata di figure simboliche e di fantasmi, necessario preludio alla riscossa dell'Amore. Perché l'amore vince sempre insieme al coraggio delle donne di attraversare indenni il fuoco dei sentimenti e degli abbandoni per risalire alla vita e alla speranza.

      Le donne perdonano tutto tranne il silenzio