«La follia e l'orrore hanno attanagliato la mia vita» scriveva Carrère presentando "Un romanzo russo" ai lettori francesi. «Di questo, e di nient'altro, parlano i miei libri». Un giorno, però, dopo aver concluso la stesura dell'"Avversario", alla follia e all'orrore decide di sfuggire. Trova un nuovo amore e accetta di realizzare un reportage su un prigioniero di guerra ungherese dimenticato per più di cinquant'anni in un ospedale psichiatrico russo. Arriva così in una cittadina a ottocento chilometri da Mosca, dove tornerà poi una seconda volta, ad aspettare, quasi in agguato, che accada qualcosa. Qualcosa accadrà: un delitto atroce. La follia e l'orrore l'hanno dunque «riagguantato». Anche nella vita amorosa: un racconto erotico scritto per gioco, per «fare irruzione nel reale», precipita lui e la sua compagna in un incubo destinato a devastare le loro vite e il loro amore. Nel frattempo, il viaggio in Russia ha messo fatalmente in gioco le sue origini e il suo rapporto con la lingua della madre – e così Carrère comincia a indagare su quello che, non solo implicitamente, gli «è stato proibito raccontare»: la storia del nonno materno, il quale, dopo un'esistenza segnata dal fallimento e dalle umiliazioni, è scomparso nell'autunno del 1944, ucciso probabilmente per aver collaborato con l'occupante. «È il segreto di mia madre, il fantasma che ossessiona la nostra famiglia». Per esorcizzare quel fantasma lo scrittore compie «un oscuro percorso nell'inconscio di due generazioni», che lo porterà alla resa dei conti con un retaggio «di paura e di vergogna» e al tempo stesso alla riconciliazione con l'incombente genitrice – e marcherà la disfatta (sia pur soltanto provvisoria) di quel nemico ghignante, crudele e mostruoso che da sempre lo assedia.
Maria Laura Vanorio Knihy






Biblioteca Adelphi - 568: La fuga del signor Monde
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In una fredda mattina d’inverno, mentre il suo autista lo portava, come ogni giorno da trent’anni, alla ditta di import-export fondata da suo nonno, Norbert Monde ha deciso di scomparire. Anzi no: non c’è stato niente da decidere. «Probabilmente lo aveva sognato spesso, o ci aveva pensato così tanto che adesso aveva l’impressione di compiere gesti già compiuti»: farsi radere i baffi, scambiare il completo dal taglio elegante con un abito di seconda mano, andare alla Gare de Lyon, chiedere un biglietto per Marsiglia. Ma perché è accaduto proprio quel giorno? Forse perché era il suo compleanno; o forse perché, alzando gli occhi, ha visto «i comignoli rosa che si stagliavano sullo sfondo di un cielo azzurro pallido in cui fluttuava una minuscola nuvola bianca» – e gli è venuta voglia di vedere il mare. Quando finalmente se l’è trovato davanti, il signor Monde ha pianto. E quelle lacrime, che si portavano via «tutta la stanchezza accumulata in quarantotto anni», erano dolci, «perché ora la battaglia era finita», e lui era finalmente come uno di quei clochard che dormono sotto i ponti di Parigi, e che più di una volta gli era capitato di invidiare. Così, ha cominciato a vivere una esistenza del tutto nuova, in un mondo che gli era ignoto. Un giorno però gli apparirà dinanzi un fantasma della sua vita di prima: allora il signor Monde, che aveva portato in sé «la propria condizione di uomo come altri si portano addosso senza saperlo una malattia», riprenderà la sua identità e il suo ruolo, ma non sarà più la stessa persona. Perché da quel momento non avrà più ombre – e guarderà ogni cosa in modo diverso, con una sorta di «fredda serenità».
Biblioteca Adelphi - 543: La finestra dei Rouet
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Un lento, soffocante pomeriggio estivo. In un modesto appartamento di Faubourg Saint-Honoré, una donna sta ricucendo un vecchio vestito. Al di là della sottile parete che divide la sua stanza da quella attigua, due corpi giovani si stiracchiano voluttuosamente dopo aver fatto l’amore. La donna sente tutto, immagina ogni gesto, come se li vedesse: nudi, «carne contro carne, avvinghiati, con la pelle luccicante di sudore ... si crogiolano in quel colore, in quell’odore di bestia umana». Nel lungo specchio rettangolare dell’armadio, prima di provarsi il vestito, si guarda i seni, li prende in mano, li stringe: nessuno sa quanto siano belli, ancora adesso che sta per compiere quarant’anni, nessuno sa che il suo corpo – mai sfiorato dalla mano di un uomo – è lo stesso di quando ne aveva sedici. Poi, come fa sempre, si avvicina alla finestra. Dall’altra parte della strada vive la ricca famiglia dei Rouet, proprietari non solo del palazzo in cui abitano, ma di buona parte dei palazzi intorno. Per ore e ore, da dietro le persiane accostate, la donna spia la loro esistenza: quella dei vecchi, al piano di sopra, e quella del giovane Hubert e della sua bella, irrequieta moglie Antoinette, al piano di sotto. Sarà lei, in questo assolato pomeriggio di luglio, l’unica testimone di qualcosa che potrebbe anche essere un omicidio. E da ora in poi la donna comincerà a vivere per procura la vita di Antoinette: una vita «fervida, invadente, in tutta la sua spaventosa ferocia», una vita «proibita», che a poco a poco diventerà la sua. Con La finestra dei Rouet , storia di una torbida ossessione, Simenon ha scritto uno dei suoi romanzi più sottilmente perversi.
Biblioteca Adelphi - 585: Il destino dei Malou
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Quando, in un nebbioso pomeriggio di novembre, Eugène Malou si spara un colpo di pistola davanti alla casa del conte d'Estier, a cui ha invano tentato di chiedere un ennesimo prestito, tutti, nella piccola città di provincia, sanno che era un uomo rovinato. E da una virulenta campagna di stampa del quotidiano locale hanno appreso sul suo passato dettagli sordidi, inquietanti. Alla vedova e ai figli lo spericolato uomo d'affari non lascia neanche abbastanza soldi per pagare il funerale. Tensioni e rancori non tarderanno a scatenarsi, quel che rimane delle proprietà verrà messo all'asta, e ciascuno andrà per la sua strada. L'unico a restare in città sarà Alain, il minore dei figli, il quale non accetta né di andare a vivere a Parigi con sua madre (che lui sospetta di aver rifiutato di vendere i suoi gioielli per aiutare il marito), né di condividere con la sorella, una procace giovane donna che ostenta impudicamente davanti a lui la propria nudità, l'appartamentino che le ha preso in affitto il suo amante, un noto chirurgo sposato e con figli. Ad Alain toccherà un compito arduo: uscire dall'inconsapevolezza in cui ha vissuto finora, assumersi per la prima volta delle responsabilità, diventare uomo, insomma. Per farlo dovrà ricostruire un'immagine coerente dell'uomo che è stato suo padre – mettendo insieme gli sparsi tasselli della sua memoria e i racconti di quei pochi che l'hanno conosciuto davvero. Nel corso di quella che sarà una vera e propria inchiesta, e al tempo stesso un'iniziazione alla vita, il ragazzo scoprirà non solo molte verità insospettate, ma anche l'autentica ragione del suicidio di Eugène Malou. E sarà fiero di essere, come suo padre, come suo nonno, un vero Malou. Allora, e soltanto allora, potrà « trovare il suo posto nel mondo».