1967 in Varese geboren, gehört Aldo Nove der italienischen Gruppe der „Kannibalen“ (nach der Anthologie: „Gioventù Cannibale“ - Texte der hyperrealistischen, ungesitteten Generation) an und gehört seit Erscheinen von „Amore mio infinito“ zur ersten Riege der jungen, zeitgenössischen Literatur.
Questa non è fiction. È realtà. La realtà del lavoro oggi. La parte non protetta, debole, insicura. Una faccenda che riguarda tutti. Un libro composto di interviste affilate come lame a giovani e non più giovani, cui si affianca ogni volta il commento e racconto di Aldo Nove sul sogno perduto di una generazione di adulti costretti a forza a rimanere bambini.Persone vere, mai raccontate però. Chi lavora in agenzie web, chi fa il pastore precario, chi vive flessibilità di ogni genere, chi rimane stagista a vita, chi a vent'anni fa un lavoro «di relazioni e di successo», chi lavora in uno studio da avvocato ma si mantiene facendo il cameriere, chi fa il part-time in un museo. Lavoratori per Internet, lavoratori interinali... E «quarantenni narcotizzati da una quotidianità sovrastante», per i quali è sempre più difficile permettersi di fare figli. Aldo Nove usa qui la scrittura per mettere a nudo la realtà, nel modo più semplice e senza fronzoli. Affiancando ogni volta alle «cose viste» il suo racconto-commento, sommesso e radicale. Un'inchiesta coraggiosa e fuori dal coro, una lettura che davvero toglie il fiato.Un docudrama italiano, un reportage aspro delicato e struggente. I conti definitivi con i sogni, le autoillusioni, le idee, le sconfitte e l'orgoglio della generazione di cui, con questo libro, Aldo Nove diventa l'autentico portavoce.
«Woobinda è un libro che avevo scritto per avere successo con le donne, per partecipare a qualche trasmissione televisiva. Ce l'ho fatta. Superwoobinda è molto di più. Ci sono un sacco di storie nuove! Racconto di un sogno tremendo che ho fatto. Racconto quella volta che sono andato a vedere le Spice Girls dal vivo. Racconto in modo avvincente tutte le volte che sono andato alla tele. Una volta, alla tele ho conosciuto Alberto Bevilacqua. Io ho una vicina di casa che è innamorata di Bevilacqua. Io, da bambino sognavo di diventare come Bevilacqua. Secondo me, con Superwoobinda ce l'ho fatta». Aldo Nove
Torna Aldo Nove con un libro incantato e selvaggio.Mai come in questa sorta di catalogo in forma narrativa delle figure, delle ossessioni e delle paure infantili, ma dilatate a occuparsi di tutto ciò che di sbagliato sta accadendo in questo pianeta, il punto di vista è stato cosí preciso e nitido, mai la voce cosí limpida pur pronunciando le piú feroci, buffe, strampalate favole della vita quotidiana di una piccola città, Viggiú, sospesa come per un incantesimo negli anni Settanta, e destinata a diventare il mondo per antonomasia. Punto di vista, si intende, di un bambino, quasi adolescente, ma come bloccato a guardar fuori da una sua finestra affacciata sull’andirivieni del tempo, da cui assiste a una fantastica commedia degli orrori con una imperturbabilità che ci permette di riconoscerlo, infine: quel bambino inquietante non è altri che la parte rimasta buona di noi stessi, e disposta alla meraviglia.