"II dovere di un capitalista moderno è di assicurare al proprio Paese il massimo di occupazione compatibile con la competitività, nell'interesse dell'equilibrio dei conti economici nazionali e della bilancia commerciale. Di questi valori il capitalista deve sforzarsi di essere garante e queste sono le cose alle quali ho sempre cercato di essere fedele." Pungolato dalle domande di Arrigo Levi, Giovanni Agnelli esprime senza reticenze e senza cortine diplomatiche le sue idee sui temi fondamentali dell'industria, dell'economia, della finanza e della politica italiana. Ne emerge il ritratto di un grande imprenditore, colosso della vecchia guardia, che a soli venticinque anni e all'indomani della seconda guerra mondiale si è ritrovato catapultato ai vertici della Fiat e l'ha portata a diventare il primo gruppo industriale d'Italia. Il suo racconto ripercorre la storia dell'azienda - e più in generale dell'industrializzazione nel nostro Paese - dal boom del 1910-15 sino primi anni Ottanta, con l'introduzione pionieristica dei computer in fabbrica. Il risultato è un libro ancora oggi capace di affascinare il lettore, sia per l'eccezionalità del narratore (solitamente assai misurato nelle sue esternazioni pubbliche), sia per la rarità del punto di Giovanni Agnelli ci apre uno spaccato della sua "fabbrica" dall'interno, dalla parte del vecchio padrone che si trasforma progressivamente in moderno imprenditore di respiro internazionale.
Giovanni Agnelli Pořadí knih



- 2009
- 2003
Il mondo largo
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OSANNA O CRUCIFIGE: sembra che, quando si parla di globalizzazione, non si riesca a sfuggire da questi opposti atteggiamenti. Opportunità infinite, crescita costante, emancipazione continua, da un lato, oppressione, degradazione, mercificazione, dall’altro. Perché? Che cosa ha di intrinsecamente buono o cattivo questo fenomeno tanto da dividere gli studiosi e i cittadini, da creare profeti di benessere e predicatori di sventure, da produrre speranze ottimistiche e contestazioni radicali? E che cosa ha di nuovo rispetto, ad esempio, ad alcuni suoi predecessori, come la rivoluzione scientifica, quella tecnologica, quella industriale? E se non è nuova, la globalizzazione, ma è una rinnovata sfida della conoscenza e del progresso, come affrontarla, affinché siamo noi, che consapevolmente o inintenzionalmente l’abbiamo creata e voluta, a goderne i maggiori benefici per il maggior numero di popoli e persone?Insomma: il mondo si allarga. Si allargano i commerci, i rapporti economici, le relazioni politiche, le integrazioni culturali, e, dietro a questo allargamento, i valori, i princìpi, i diritti, le aspirazioni, le visioni. Che cos’è che non va in questo processo? Che cosa c’è da correggere? Perché lo si dovrebbe fermare? Il mondo largo è da restringere o espandere ancora?Le lezioni sull’argomento tenute nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani e qui raccolte in volume trattano esattamente queste questioni. Esse hanno autori di indiscusso prestigio: dal compianto Senatore Giovanni Agnelli a Henry Kissinger, da Václav Havel a Valéry Giscard d’Estaing, da Bill Gates a Bernard Lewis. A leggerle tutte assieme, si scopre che esse offrono un punto di vista prezioso e originale per la conoscenza del fenomeno, e ne forniscono una descrizione articolata e multidisciplinare, dall’economia alla politica alla cultura alla storia.