Il Cantico dei Cantici
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Guido Ceronetti byl italský básník, filozof, spisovatel a novinář. Jeho tvorba čerpá z hlubokého humanismu a rozsáhlého vzdělání, jak dokazuje jeho celoživotní práce pro noviny, zejména pro La Stampa. Ceronetti se proslavil také jako tvůrce Teatro dei Sensibili, kde za pomoci svých „marionet ideofore“ uváděl putovní představení. Jeho překladatelská činnost zahrnovala díla z latiny i staré hebrejštiny, což svědčí o jeho širokém literárním záběru. Zastával také přesvědčení o vegetariánství a jeho myšlenky rezonovaly s osobnostmi jako Emil Cioran.
In questo volume, Ceronetti raccoglie le non molte prose dedicate alla sua città. A partire dal bellissimo ricordo del padre, torinese doc vissuto nel culto geometrico delle architetture e della morale, e secondo la regola di «non disturbare» il prossimo, come la maggior parte dei suoi concittadini nati come lui alla fine dell'Ottocento. E poi il divertente ritratto delle donne torinesi, un tempo «tutte sarte e modiste», dal sorriso luminoso introvabile ormai, secondo Ceronetti, nelle loro discendenti. E poi i vecchi cinema, alcuni bruciati, altri sostituiti a poco a poco da negozi alla moda sempre più odiosi all'autore. E poi le case e le tombe «ben messe», i cortili di una volta, le fabbriche, le balere, le palestre e gli incontri di boxe, tutta una Torino di prima e dopo la guerra, con la sua vita sociale minuta, i suoi artigiani, una città oggi riconoscibile a stento. Naturalmente non tutto era paradiso: negli anni Trenta e Quaranta Ceronetti racconta di parenti ossessivi, di fascismo martellato nei cervelli della gente, dell'asfissiante onnipresenza della Chiesa (a quei tempi «la cosa più spensierata era il tram»); negli anni Cinquanta e Sessanta gli scompensi dell'immigrazione; negli anni Settanta l'odio politico e gli episodi di assurda violenza. E però, in ognuna di queste epoche, Torino e i suoi abitanti avevano una luce e qualche barlume di bellezza che la volgarità dei giorni nostri ha cancellato, forse per sempre.
Ceronetti, der rastlos Reisende, ist ein wunderbarer Beobachter nicht zuletzt der abseitigen und bescheidenen Dinge und ein begnadeter Polemiker, der fasziniert und amüsiert und niemals langweilt. Und so kritisch seine Bestandsaufnahme dessen, was aus Italien geworden ist, ausfällt - man merkt auf jeder Seite, wie leidenschaftlich er dieses Land liebt: so sehr, daß er neben all dem offenkundig Häßlichen doch noch das verborgene Schöne findet. Man hat selten in den letzten Jahren ein Buch gelesen, das so unerbittlich ist in seiner Kritik - und so zart in seiner Liebe. Niemand, der sein Buch gelesen hat und an die Orte kommt, die er beschreibt, wird vergessen können, was er nun darüber weiß. SÜDDEUTSCHE ZEITUNG